Riflessioni

Cosa penso dell’Abruzzo

Una Regione ancora sconvolta dai fatti giudiziari dovrà riflettere e decidere. Riflettere sui governi che si sono succeduti dalla fine della Prima Repubblica ad oggi. E decidere a chi affidare il futuro.

 

La DC e l’Abruzzo

L’On. Remo Gaspari, nei suoi brillanti ed attuali interventi, continua a sottolineare come negli ultimi 15 anni, i governi della Regione Abruzzo, tutti, indistintamente di centro-destra e centro-sinistra, hanno fallito nella strategia dello sviluppo della Regione. Infatti, Gaspari sottolinea come la Regione Abruzzo, guidata negli anni ’70 e ’80 da una classe politica di democristiani attenti allo sviluppo, era diventata la prima Regione del Mezzogiorno d’Europa. Non solo, quindi, una Regione leader del Mezzogiorno d’Italia e fortemente competitiva con le Regioni del Nord, ma in grado di competere, ed essere al primo posto, tra tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Europa.

Poi, cos’è accaduto? Poi, c’è stata la vicenda di tangentopoli che ha eliminato la Dc e a quella classe politica sono subentrate altre dirigenze. Oggi, dopo 15 anni, si può affermare che queste nuove dirigenze hanno fallito totalmente. L’Abruzzo è precipitato al 20° posto nella classifica delle Regioni del Mezzogiorno d’Europa.

Che dire? Che tutti coloro che a vario titolo hanno gestito la Regione dovrebbero avere il buon gusto di andarsene, perché hanno manifestato una incapacità a compiere scelte in grado di garantire lo sviluppo della Regione.

La vicenda giudiziaria

La vicenda giudiziaria che ha decapitato la Regione va considerato come un fatto contingente. La campagna elettorale non si potrà basare su questo evento, su cui la magistratura sta ancora adoperandosi. Quindi, il problema in campagna elettorale non dovrà e non potrà essere incentrata sulla vicenda giudiziaria, ma su ciò che ha determinato tale vicenda e cioè sul problema della Sanità in Abruzzo.

La Sanità abruzzese

Infatti, la Regione Abruzzo ha  un bilancio che per l’80% è bloccato dalla Sanità. E’ una cosa incredibile!!! L’80% delle risorse della Regione sono già impegnate. E’ una cosa inaccettabile! La responsabilità è da attribuire alle dirigenze che in questi 15 anni si sono susseguite alla guida della Regione, perché da decenni c’è il progetto di aziendalizzazione degli ospedali regionali, ma il centro-destra ed il centro-sinistra, hanno  preferito continuare con lo sperpero di danaro pubblico, e con il fiume di risorse per le cliniche private smantellando, o quasi, il sistema pubblico.
Così non va! Il primo obiettivo è, quindi, l’aziendalizzazione delle strutture ospedaliere con la razionalizzazione degli ospedali sparsi un po’ in tutto il territorio abruzzese.

Lo sviluppo nel passato

Quando la Dc governava l’abruzzo, e Remo Gaspari concretizzava le aspettative del territorio, erano altri tempi. C’era la Cassa per il Mezzogiorno, l’Abruzzo stava nel novero delle Regioni che potevano attingere le risorse dai “contenitori” della Comunità Europea. Si dirà che “oggi i tempi sono cambiati”. Non c’è più la Cassa per il Mezzogiorno, e l’Abruzzo è ormai fuori dall’obiettivo “1” da tempo. Si dirà che la “famosa” legge 64, a volte allegra dispensatrice di risorse inutili, ma sicuramente strumento di crescita del territorio, non c’è più!!!

Certo, gli strumenti del passato che hanno permesso all’Abruzzo di crescere non ci sono più. Ma il vero problema non sono gli strumenti, perché oggi ce ne sono altri, di altra natura, soprattutto comunitari. Il problema è la mancanza di capacità e di volontà. La mancanza di capacità nasce dall’improvvisazione delle nuove classi dirigenti che si sono affermate, classi impreparate a gestire il nuovo, ma impreparate, sarebbe più giusto dire, “a governare”. E poi c’è la mancanza di volontà. Per governare bisogna stare al “chiodo”. Bisogna lavorare alacremente. Non pensiamo che questa sia la predisposizione delle attuali classi dirigenti.

Le idee per lo sviluppo

Con quali idee si dovrà affrontare il futuro dell’abruzzo? Sono sufficienti la capacità e la volontà? Non sono sufficienti, ma sono fondamentali. Senza una classe dirigente capace non si governa! Senza una volontà di sacrificio e di attenzione al territorio, difficilmente si potrà governare il nuovo. Una Regione come l’Abruzzo ha bisogno, oggi, di un forte processo di crescita infrastrutturale. Le ultime importanti infrastrutture portano ancora le date della Prima Repubblica. E tante non sono ancora state realizzate: lo sviluppo dell’aeroporto, le circonvallazioni Giulianova-Roseto, Vasto-San Salvo, tanto per citarne alcune.

Ma il problema reale è: cosa si intende per sviluppo. Lo sviluppo è la capacità di determinare la crescita dell’occupazione, per migliorare la qualità della vita degli abitanti di un territorio. Come potrà, dunque, crescere l’Abruzzo nel futuro, senza tutti quegli strumenti (Cassa per il Mezzogiorno, Legge 64, ecc…) che nel passato ne hanno determinato lo sviluppo?

Globalizzazione e federalismo

Non ci sono più gli strumenti del passato, ma la realtà sociale ed economica vive una stagione nuova, la stagione della globalizzazione, che crea ancora più affanno all’economia. Altre aree della nuova Europa, e nuove aree del nostro pianeta offrono agevolazioni e spazi competitivi fino a qualche decennio fa impensabili. Quindi, l’Abruzzo di oggi, priva degli strumenti del passato, non è più competitiva e le industrie trovano agevolazioni in altre aree del mondo. A fianco a questo  problema, ce n’è un altro che fra poco si abbatterà sulla Regione: il federalismo. Soprattutto bisognerà stare attenti al “federalismo fiscale” e cioè alla capacità che  ogni Regione avrà di governare spendendo le risorse che avrà, senza più aiuti dallo Stato. Questi due fenomeni condizionano e condizioneranno ancora di più lo sviluppo dell’Abruzzo.

Che fare?

  1. Occorrerà, dunque, rivedere il sistema sanitario, attraverso il processo di aziendalizzazione e di razionalizzazione degli ospedali spalmati su tutto il territorio regionale, liberando risorse per altri settori.
  2. Bisognerà intercettare tutte le opportunità comunitarie, senza perdite di tempo, aggredendo il territorio che necessità di risorse fresche, sostenendo i bisogni dei Comuni e dei settori produttivi.
  3. Bisognerà avviare con forza la realizzazione delle infrastrutture, per sostenere lo sviluppo.
  4. E, infine, occorrerà aggredire la crisi che sta dilaniando aziende sane per decenni ed oggi non più competitive sul mercato internazionale.
  5. Poi, ma questo è un fatto su cui coinvolgere tutta la classe politica Regionale, bisognerà prestare molta attenzione al processo di “federalismo”, che  potrebbe essere la famosa goccia che fa traboccare il vaso.

Occorre voltare pagina

Ma, occorre, soprattutto voltare pagina. Bisogna mandare a casa tutti coloro che, in questi anni, hanno costituito le classi dirigenti che hanno governato la Regione, facendola sprofondare nel baratro e nella vergogna. Bisogna mandare a casa coloro che hanno mostrato incompetenza. Bisogna mandare a casa coloro che non hanno avuto la capacità di vigilare e di imprimere una svolta di crescita e di sviluppo all’Abruzzo.

Bisogna scegliere gli uomini giusti. E questo, per fortuna, lo possono fare ancora gli elettori. Il 30 novembre, bisognerà scegliere la coalizione che si rinnoverà di più con gli uomini e con le idee, bisognerà votare per i partiti  che avranno avuto il coraggio di voltare pagina, di rinnovarsi totalmente, bisognerà votare per gli uomini e le donne che danno affidamento. Cioè, uomini e donne con esperienze, portatori di professionalità, di sicura moralità. Poi, non ci potremo lamentare  se le cose continueranno ad andare male. Perché il futuro dell’Abruzzo potrebbe essere veramente difficile se gli elettori dovessero sbagliare anche questa volta.

Licio Di Biase

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