Presentazione dell’ultimo libro di Licio Di Biase
La grande storia.
Pescara –Castellamare dalle origini al XX secolo.
di Rita Pagliara
L’intervento
di Nicoletta Di Gregorio ha proseguito con il rendere onore al merito dell’attività
di studioso e scrittore di Licio Di Biase: «L’opera di Licio segna un punto
di straordinaria importanza per quel percorso di riappropriazione dell’identità
di Pescara; ho conosciuto l’autore sia in veste di uomo politico sia in quelle di esponente della
scena culturale del panorama cittadino. In lui l’uomo politico non è disgiunto dall’attento
osservatore e cultore della storia della città, animato dal gusto della ricerca
e dotato della capacità di trasformare le conoscenze acquisite in opere di
narrativa con una precisa cifra stilistica». Si
sono in seguito avvicendati i saluti del primo cittadino Luigi Albore Mascia, il quale ha definito
l’incontro un “momento importante per tutti, cittadini pescaresi e non solo” e del Presidente della
Provincia Guerino Testa, che ha posto l’accento sul carattere di “strumento
indiretto di marketing territoriale, strumento di valorizzazione del nostro
territorio” del
libro scritto dal Presidente del
Consiglio Comunale. In un articolato e appassionato intervento, Rodolfo De Laurentis ha permesso di
riscontrare la grande testimonianza offerta da Licio Di Biase attraverso la
propria attività storica e letteraria; un’attività quasi indefessa che da anni
lo pone all’attenzione per il suo esprimere l’urgenza del necessario
riappropriarsi di una identità cittadina, storica e culturale: «Apprezzo in
Licio il dinamismo culturale e quel suo approccio riflessivo e pacato,
dimensioni queste che non è facile ritrovare in un uomo impegnato nell’attività politica. Ciò significa che
tale inclinazione introspettiva, in qualche modo lo preserva e allontana dal
vortice della contingenza e dei quotidiani impegni. Quello che vorrei mettere
in evidenza e che desidererei restasse in ciascuno di voi dal mio intervento è
la riscoperta di una dimensione corale all’interno di questa opera omnia, se
vogliamo così definirla, un’opera ove trovano spazio e giusta caratterizzazione luoghi, eventi e
personaggi di Pescara, dietro l’espressione e la rivendicazione di un comune
sentimento di appartenenza. Colgo l’occasione per sottolineare che la Rai ha in
animo di fare una fiction su Giuseppe Spataro, tra l’altro primo Presidente
della Rai, partendo dal libro scritto proprio da Licio su questo grande
personaggio abruzzese e democristiano». Stefano Trinchese ha poi intrattenuto e
coinvolto il numeroso pubblico con una duplice riflessione, la prima di carattere tecnico, più
generale e dal taglio storico la seconda: «Pescara ha una lunga storia che è
poi la nostra storia, quella medesima storia che il libro che presentiamo in
questa occasione permette di recuperare; torno a negare il topos di una Pescara
tutta giovane e priva di radici, e del resto credo non sia mai esistito né
possa esistere luogo privo di storia.
Il merito di Licio è di aver saputo raccontare il passato, in un felice
connubio di ricostruzione attendibile e sottoposta al vaglio della ricerca
archivistica e verve narrativa, capacità, cioè, di intrecciare la nozione
storica con una narrazione godibile dal lettore. Che Pescara abbia un passato, ebbene, questo è stato più
volte rammentato, ma quello che io credo è che la nostra città in taluni frangenti abbia finito con il
fagocitare la sua storia, fino a distruggerla e disperderla! La lezione da me
tratta dalla lettura del libro di Licio riguarda il rapporto che intercorre tra
Pescara e la sua tendenza alla modernità, di cui è divenuta l’emblema e insieme
il paradigma: Pescara arriva ad essere città moderna, nuova, futurista e
fascista e, infine, approda a città veloce. Viene quasi naturale chiedersi
quale sia lo scotto di tale corsa alla modernità… Senza dubbio vi sono state
importanti conseguenze, prima fra tutte, la rinuncia al proprio passato…
Pescara ha storia ma ha dimostrato di non avere memoria in numerosi frangenti. Volàno della modernità è
stato il mito della velocità, donde l’immagine di una città in costante
compromesso con se stessa, diventata, a seguito della creazione della quarta provincia, laboratorio
urbanistico del regime fascista». All’attenta e puntuale riflessione di Stefano
Trinchese, è seguito l’atteso intervento del protagonista indiscusso della
scena storica non solo della realtà abruzzese e del Mezzogiorno italiano, ma anche del panorama nazionale,
il curatore della prefazione del libro di Licio Di Biase, Raffaele
Colapietra: «Ci
ritroviamo oggi presso la sala consiliare del Comune cittadino, ebbene
trent’anni fa, in questa stessa sede mi trovavo a presentare la mia opera
“Pescara 1860/1960”! A distanza di un trentennio molto è cambiato, certo, e la
bibliografia storica di Pescara si è andata sempre più arricchendo in questo
lasso di tempo. Voglio sottolineare semplicemente la perfetta compresenza in
Licio della figura dello storico e di quella di amministratore sagace. La
nostra collaborazione è iniziata diverso tempo fa e tuttora prosegue, in un
ininterrotto scambio di opinioni e riflessioni. Inutile soffermarsi sul valore
che l’opera, la grande opera di Licio abbia e ribadire quanto importante sia
non dimenticare il passato. Ecco, proprio a tal proposito, desidero
sollecitare, specie i giovani, a
riconoscere il giusto tributo di memoria e riflessione da rendere alla propria storia,
nell’intento di ristabilire quel sentimento di identità e quel senso di
appartenenza che deve necessariamente caratterizzare l’individuo». Licio Di Biase ha concluso l’incontro
e congedato il pubblico, numerosissimo, ringraziando tutti gli intervenuti e in
particolare Raffaele Colapietra e l’artista Luigi Baldacci i cui dipinti
affrescano e impreziosiscono le pareti della sala consiliare, uno dei quali è
il bozzetto dell’immagine di copertina dell’opera di Di Biase: «Ho
intrapreso questa percorso di ricostruzione della storia della città dal 1998
in concomitanza con la
pubblicazione di “Castellamare nel tempo” e da allora ho proseguito nella
ricerca e nello studio che mi ha condotto fino a qui, permettendomi di
riflettere sulla storia globale di Pescara. Mi piace notare e far notare come
una città relativamente piccola sia caratterizzata da molte realtà (ne conto
almeno otto), tante realtà con altrettante storie e con genesi differenti. Questo è il motivo che mi porta a
definire Pescara come città dalle otto anime. Prima di chiudere, volevo dedicare
un ultimo pensiero proprio alla città e alla sua evoluzione; si è giustamente
smentito quel luogo comune che la dipinge come priva di passato, si è ribadita
l’importanza della riscoperta delle antiche vestigia e si è, infine, esaltato
il valore imprescindibile della
memoria. In ultima analisi, con la mia opera intendo affermare con forza che
questa città, anche se priva di rughe – come è stato detto - ha una sua
importante ed innegabile storia».
Hanno scritto
Oltre seicento pagine per
riannodare i fili della storia e grattare gli strati di cerone per riportare in
auge il passato. Dall’equivoco su una città dalle radici fumose e anonime, che
ha sposato il modernismo e che
Pomilio definì della “fuga in
avanti”, Licio Di Biase dà sfogo alla sua passione dando alle stampe “La grande
storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo” (Tracce, pp. 620, €
25). Una sorta di summa di un itinerario iniziato da diversi anni, spulciando
carte, documenti, frammenti di memoria, fascicoli e faldoni… (Il Tempo –
21 maggio 2010).
“Per una comunità non avere la
consapevolezza del proprio passato è come vivere senza anima, scriveva il
sindaco Mario Muzii il 13 novembre 1948 a Luigi Polacchi in occasione del centenario
degli avvenimenti del 1948”. E’ l’incipit del nuovo libro di Licio Di Biase,
presidente del consiglio comunale di Pescara: “La grande storia.
Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo.
(Il Centro – 21 maggio 2010)
Tremila anni di storia racchiusi
in un volume di seicento pagine. L’ambizione dell’ultima fatica di Licio Di
Biase, politico, storico, romanziere, saggista è forse quella di liberare
Pescara da un antico complesso: quello della città “senza storia” e
“senz’anima”, come suggerito dai più malevoli luoghi comuni. Lo sottolinea lo
storico Raffaele Colapietra, che di quest’opera monumentale “La grande storia”,
edita da Tracce, ha curato la prefazione. Senza enfasi, ma con il giusto
equilibrio che caratterizza il lavoro rigoroso della ricerca, Colapietra
osserva: “Che quella di Pescara sia una grande storia è un’espressione emotiva
che si concede volentieri all’appassionata fervore con cui ormai da parecchi
anni Licio Di Biase adempie ai suoi compiti di cittadino operoso e di esperto
amministratore. (Il Messaggero, 21 maggio 2010)
Diventa una fiction la vita di
Giuseppe Spataro, padre nobile della Democrazia cristiana abruzzeses, ministro
e manager di Stato, primo presidente della Rai. Un lavoro con un cuore
doppiamente abruzzese, perché a fornire la base per la sceneggiatura è il libro
di Licio Di Biase “Giuseppe Spataro, una vita per la democrazia”. Ad
annunciarlo, ieri, durante la presentazione del nuovo lavoro di Di Biase sulla
storia di Pescara, è stato Rodolfo De Laurentiis, consigliere di
amministrazione della Rai e leader in Abruzzo dell’Udc, il partito in cui
milita attualmente Di Biase, presidente del consiglio comunale di Pescara.
Festa doppia per il politico scrittore, che ha appena dato alle stampe una
monumentale storia della città di Pescara, con la prestigiosa prefazione di
Raffaele Colapietra. (Il Messaggero, 22 maggio 2010)
La nuova pubblicazione si è resa
necessaria in quanto è in forte crescita il numero delle scuole interessate
all’approfondimento della storia locale, e pertanto si è ritenuto
indispensabile fornire un prodotto completo, ma di tutta la città, e aggiornato
alla luce degli ultimi rinvenimenti archeologici e delle informazioni attinte
dalle puntuali e precise ricerche condotte direttamente dall’autore. (PescaraPescara,
19 maggio 2010).
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